Elemento identificativo di Tufara, la maschera del Diavolo è la protagonista indiscussa del Carnevale, la tradizione più sentita in paese. Lascito del sincretismo religioso tra paganesimo e cristianesimo, polo di unione e conflitto tra dionisiaco e rigore religioso, il Diavolo e il suo rito conservano l’originale valenza di propiziazione alla rinascita e alla fertilità della terra dopo il lungo e freddo inverno. Vestito con sette pelli nere di capro, animale simbolo di Dioniso, il Diavolo è trattenuto dai Folletti, che con delle catene lo limitano nei suoi tentativi di sedurre la folla mentre si rotola e scuote l’arcuato tridente. Queste figure sono precedute dalla Morte, impersonificata da due figure vestite di bianco e con il volto ricoperto di farina, che con il roteare di lunghe falci, ricordano il seme che muore per rinascere a nuova vita, simbolo di purificazione. La pantomima si conclude poi con un tragicomico processo al Carnevale, il cui fantoccio viene gettato dal Diavolo, dall’alto della rupe tufacea su cui sorge il borgo.